Incontro tra gioco ed istituzioni per risolvere i problemi
Il sogno di tutti gli imprenditori di qualsiasi settore anche di quelli che sono rimasti aperti seppur condizionati da tante restrizioni, è quello della rinascita della nostra economia, tornare a riaprire i battenti per accogliere la propria clientela e per proporre qualcosa di nuovo e di stuzzicante che possa riuscire a far dimenticare questo annus horribilis che, invece, starà dentro le nostre vite senz’altro ancora per un bel po’. Tutti cercano di creare qualcosa di nuovo nelle proprie aziende, anche se risulta difficoltoso, in modo di aprire questo nuovo anno con tanta speranza e tanta voglia di mettersi dietro alle spalle l’esperienza che questo virus sconosciuto e subdolo, purtroppo, ha portato nel quotidiano e che è stato per qualcuno un disagio ed un dolore estremi. Tra tutti gli operatori “in attesa” ovviamente si trovano anche quelli del gioco pubblico che sono riusciti, dopo tante richieste accorate, a farsi ascoltare seppur virtualmente dal Governo in questi ultimi giorni, insieme all’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli
ADM che recentemente si muove con estrema perizia e con la voglia di far risorgere il settore ludico, proponendolo in modo diciamo “sostenibile” affinché non continui a trascinarsi quell’immagine di settore “perverso ed approfittatore”. Posto il desiderio delle imprese di gioco, ed anche di tutti i siti migliori di casino online, di poter riaprire a breve, il Governo centrale ha finalmente deciso di ascoltare il messaggio delle associazioni di categoria in un confronto a distanza tra una delegazione del Governo, ma con la presenza della figura nella quale il gioco ha riposto quasi tutte le sue speranze, quella del sottosegretario Pier Paolo Baretta, i rappresentanti delle diverse associazioni e federazioni che rappresentano i lavoratori del comparto e la stessa ADM. Il gioco, tutto unito, ha definito la situazione del comparto assolutamente drammatica per i lunghi lockdown cui è stato sottoposto e con le conseguenti mancate entrate, ma con i costi fissi di gestione che nessun ristoro è in grado di coprire.
Cosa quest’ultima che forse solo ora riesce ad essere ben percepita in generale da tutti gli imprenditori, e non solo del gioco: ovviamente, ci si è resi conto che nel nostro Paese è impossibile che lo Stato possa aiutare tutti a coprire quei costi che, in ogni caso, incombono sulle imprese avendo, purtroppo, il nostro Paese una situazione economica nazionale piuttosto “bruttina”. Forse in altri Stati si è riusciti a fare meglio e con maggior perizia, ma qui nello Stivale gli aiuti che (quando) arrivano possono essere chiamati “irrilevanti” pur rappresentando grandi sforzi istituzionali, ma probabilmente non ben congegnati. Ancora una volta in questo incontro virtuale il gioco d’azzardo legale chiede di essere “riaperto” già il 16 gennaio anche se con misure più restrittive rispetto a quelle da protocollo: ma basta chiusure che quest’anno sono “costate” 180 giornate di serrata con le conseguenze che si possono immaginare.
Inoltre, è stato studiato dai principali concessionari un nuovo protocollo anti-Coronavirus indirizzato ai locali di gioco “specializzati”: le sale giochi, sale scommesse, sale bingo e slot machine con l’obbiettivo di garantire la totale sicurezza per i lavoratori, i fornitori e dei clienti dei punti di gioco. Questo nuovo protocollo contiene misure assai rigide ed ancora più stringenti rispetto a quello istituzionale da adottare per prevenire il rischio di contagio: è una cosa che si è ritenuto opportuno predisporre per avere la possibilità di alzare le saracinesche senza dover essere ritenute attività a rischio medio/alto come valutato dal Premier e, purtroppo, principio che ha condizionato sin dalla primavera la vita commerciale di tutte le attività ludiche. Tali restrizioni sono state implementate anche rispetto alle Linee Guida per le sale da gioco, e per le sale scommesse sportive, che erano state emanate dopo la Conferenza Unificata delle Regioni ed adottate con i Dpcm che sono stati emessi dalla Presidenza del Consiglio.
Ma a prescindere dal principio basilare d’immediata riapertura, l’industria del gioco ha necessità di molto di più per poter garantire che tutte le sue imprese rimangano aperte: quindi, se non si vorranno perdere migliaia di posti di lavoro il Governo dovrà affrontare le tante questioni che riguardano il mondo dei giochi. La crisi prima sanitaria che poi si è tramutata in economica che il Coronavirus ha fatto conoscere sta provocando più conseguenze di quante se ne possano immaginare, andando inevitabilmente a toccare sia grandi che medi che piccoli operatori, ma in tutti i segmenti del gioco pubblico. Senza parlare, per il momento, di quell’atteso riordino nazionale dei giochi di cui si parla spesso, se ne annuncia la nascita a breve (anche da parte del sottosegretario Baretta), ma che in pratica non si è ancora concretizzato anche a causa della pandemìa che ha sconvolto i programmi di tutti: invece, bisogna parlare delle questione immediate che riguardano appunto i lockdown.
La prima è l’inserimento nei Codici ATECO delle società di produzione degli apparecchi di gioco, dimenticate nei Dpcm, ma argomento già fatto presente. Poi, si deve aggiungere il rimborso dell’ISI che gli operatori hanno già versato a gennaio 2020 per poi subire la chiusura per ben 180 giorni: oltre a questo, si richiede un credito di imposta per gli apparecchi acquistati nel 2019 in poi per un’installazione che non è mai potuta avvenire, condizionata dai lockdown. Molto realisticamente, due altri grossi problemi riguardano gli interpreti della filiera: uno è quello che attiene i “pessimi rapporti” con le Banche e gli Istituti di Credito. Infatti, oltre al fatto che ancora oggi gli istituti bancari si avvalgono di un famigerato “codice etico” in forza del quale si sentono autorizzati a chiudere i conti correnti delle aziende che trattano il gioco ed il poker, ora si aggiunge un problema che riguarda i concessionari. Vengono richieste fideiussioni, pari al 100% delle concessioni, per poterle mantenere e proprio durante questa profonda crisi economica, rendendo veramente difficile proseguire nelle varie attività. Il secondo problema riguarda la tassazione degli apparecchi con il PREU che a partire da gennaio 2021 salirà al 24% delle giocate, come previsto precedentemente. E non si aggiunge altro!
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