Gioco d’azzardo legale: Per lo Stato non è una priorità

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Mai come in questo terribile periodo emergenziale, il gioco, compresi i siti italiani legali di casino migliori, si è trovato come “un sol uomo” pronto a fronteggiare una situazione più grande di tutti noi in relazione alla quale ci si è trovati assolutamente interdetti ed impreparati, Governo compreso. Obbiettivamente, non si riesce proprio a comprendere in che direzione muoversi se non nel ritrovare nella futura riapertura di tutti i diversi settori la soluzione per cercare di trovare una “quasi normalità” della quale oggi se ne sono perse le tracce. Riaffacciarsi al mercato, ricominciare a lavorare, convivere con il Coronavirus, sono le uniche strade percorribili, accompagnate da tutte le precauzioni possibili poiché l’emergenza vissuta, e che purtroppo anche se non è più emergenza come nei primi giorni, si può sempre ripresentare e forse in modo addirittura più devastante. Ma tutti i settori, compreso quello del gioco, si stanno attivando per applicare protocolli speciali per salvaguardare la salute dei propri dipendenti e degli utenti, cercando di affrettare i tempi.

Purtroppo, le risorse economiche continuamente promesse e messe sul piatto dall’Esecutivo tardano veramente in modo insopportabile ad arrivare alle imprese che sono allo stremo, comprese quelle che verranno aiutate in modo esiguo come quelle del gioco d’azzardo. Fortunatamente, il mondo del gioco si è trovato unito in tutti i suoi segmenti per fare un fronte comune nei confronti delle istituzioni anche se a queste ultime del gioco importa veramente poco, anche se porta con sé introiti erariali sempre importanti, almeno sino allo scorso mese di gennaio. Cosa che l’Esecutivo sembra dimenticarsi troppo spesso, se non nel tendere le mani nell’agguantare ciò che il gioco è sempre riuscito a “produrre”: nel mentre, lo stesso gioco pubblico, tutto unito, affronta i problemi per ripartire e li condivide con i diversi comparti, come stanno facendo tutti gli altri settori della nostra economia. Una cosa sgradevole che emerge, però, è che si percepisce vi siano due nette fazioni, quella del “lavoro” e quella del “non lavoro”.

C’è, infatti, chi pensa che stare a casa vada bene perché il danaro arriverà ugualmente dalle risorse governative e c’è chi vuole, invece, andare a lavorare pur rischiando in prima persona per il bene del Sistema Paese: diatriba importantissima, sopratutto oggi che bisognerebbe affrontare tutti uniti una ripartenza economica che potrebbe aprire uno spiraglio in questa realtà che appare distrutta dalla pandemìa, ma trasmette timore per un riacutizzarsi dell’emergenza che sarebbe insopportabile da un punto di vista sanitario, anche se l’esperienza appena vissuta è un buon bagaglio che fa sentire tutti più forti e pronti a contrastare il virus. Il gioco, considerato che sarà tra le ultime attività a riaprire, nella “fase 3”, ha tempo di fare alcune riflessioni e la prima è quella, purtroppo, che il settore ludico non è sicuramente una priorità per l’attuale Governo. Quindi, cosa fare per rientrare al centro della sua attenzione? Forse proponendo una tassa di scopo sul settore per aiutare la riapertura economica?

Questo sarebbe uno spunto interessante per il sociale? Però bisognerebbe che il gioco pubblico tornasse ad essere vivo e vegeto e non come oggi che sta aspettando di riaprire i battenti con le sue attività che sono state considerate di rischio medio-alto e che sono ferme al palo, così come tutti i suoi lavoratori. E si sa che il settore dei giochi ne occupa tanti ed è sempre stato portatore di occupazione sia direttamente che per l’indotto che riesce a produrre: ed il lavoro è importante indubbiamente anche se il Governo quando si parla di quello svolto dal gioco sembra non lo tenga in debito conto, cosa veramente triste, se non addirittura pericolosa. Oltre al Governo, il settore ludico deve confrontarsi anche con una sorta di dietrofront dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli per quello che riguarda il ripristino delle apparecchiature da intrattenimento, slot machine, nelle tabaccherie. Tali attività erano pronte ad affrontare la riapertura con i giochi, con protocolli ben specifici: ma, purtroppo, ci si deve rendere conto che ancora oggi, e nonostante la pandemìa, esiste tantissimo livore nei confronti delle “riserve di Stato”.

Così a tale operazione è stato imposto uno “stop” con una petizione che è stata presa in considerazione, e questo è gravissimo: gli imprenditori del gioco vogliono ripartire e tale dietro-front non è stato esattamente condiviso da tutti. La mancanza di lavoro, ed il vedere le proprie aziende vuote, quasi vanificati gli sforzi e l’impegno messo nel corso degli anni per portare la presenza e l’apprezzamento del gioco legale sul territorio, riempie onestamente di tristezza e di rammarico: la legalità da nord a sud del nostro Stivale è rappresentata dal gioco di Stato e dalle imprese che offrono questo prodotto con la loro dedizione ed il proprio lavoro. Lavoro ed impegno che dovrebbe essere tenuto più in considerazione non solo perché rappresenta l’offerta di Stato, ma perché rappresenta in generale un’impresa con i suoi lavoratori: onestamente, oggi, appare che il Governo non tenga troppo in considerazione questa immagine delle proprie imprese e dei propri lavoratori.

Continua soltanto a sottolineare che darà risorse, aiuti, dilazioni, finanziamenti ma dovrebbe anche tenere presente che i posti di lavoro sono sacri e dovrebbero essere messi al centro di qualsiasi decisione a volte “troppo paternalistica”. In ogni caso, quello che emerge sempre e comunque quando si parla di rapporti tra Stato e gioco pubblico, è quanto poco quest’ultimo venga considerato dall’Esecutivo. Ma bisognerebbe tenere presente che le piccole e medie imprese che si occupano ancora di gioco, e che vorrebbero continuare a farlo con serenità, non riusciranno a sopravvivere se non si interverrà in modo concreto per aiutarle a restare vive, così come avranno breve vita se il settore ludico non verrà equiparato a tutti gli altri settori, sopratutto avendo gli stessi diritti. Infatti, per quanto riguarda i rapporti tra gioco e finanza le aziende non hanno assoluta speranza di ricevere prestiti, finanziamenti, mutui ancorché si evinca che trattano il gioco d’azzardo: gli istituti bancari si rifiutano di aiutare il mondo dei giochi e delle scommesse, in tutti i suoi componenti, persino a livello di dipendenti!

Maggio 15, 2020: •
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