Acredine smisurata nei confronti del gioco d’azzardo laziale
Sembra che vi sia una sorta di “maledizione settoriale” che incombe sul gioco pubblico, non quindi sui siti casino, e gli operatori della Regione Lazio ne stanno facendo le spese perché ancora le sale bingo, quelle slot e gli altri giochi sono “fermi al palo” mentre le agenzie di scommesse, invece, hanno avuto il beneplacito all’apertura, forse perché collegate alla ripartenza della Coppa Italia e del Campionato di calcio. Ma si spera che il provvedimento di ripartenza delle agenzie di scommesse sia anche per togliere a quelle illegali il “trono di prime in classifica”, guardando con un occhio di riguardo le varie operazioni delle Forze dell’Ordine che continuano in modo incessante a monitorare la situazione, e che si trovano a tu per tu molto spesso con la criminalità organizzata che ha gestito nel lunghissimo lockdown il gioco su tutto il territorio italico con proficui risultati economici. Comunque, la Regione Lazio è determinata nelle sue prese di posizione contro il via libera delle attività ludiche e ne ha posticipato la ripartenza in luglio, creando così ulteriori notevoli danni economici ad un settore che già barcollava di suo molto prima della pandemìa: figuriamoci ora dopo più di 90 giorni di chiusura ermetica come staranno le cose!
É probabile che la Regione Lazio ignori la situazione effettiva delle attività ludiche, delle sue imprese e dei suoi lavoratori, dei suoi impegni economici e quando ha emesso l’ordinanza di prolungamento della chiusura dei giochi abbia pensato che il settore non fosse composto da imprese e da lavoratori che stanno dribblando sacrifici ed impegni per cercare di sopravvivere. Imprese che fanno parte di un insieme, come tanti altri settori, che purtroppo devono lavorare “per mangiare e continuare a pagare i dipendenti” e, sopratutto, se non si vuole arrivare ad un disastro generale su tutto il territorio. Quindi, “ci piacerebbe” conoscere il vero motivo per cui è stato dato l’OK per la riapertura delle agenzie di scommesse, ma non per il resto del gioco legale che ancora deve rimanere bloccato. Non basta continuare a vedere gente che va in giro senza mascherine o guanti? Oppure vedere lo spettacolo angosciante che si ripete davanti ai bar per gli aperitivi di rito?
Forse le istituzioni regionali pensano che davanti alle sale gioco si materializzino assembramenti di persone che si accalcano senza regole e senza alcun rispetto come succede davanti a certi locali della “movida”? Molto probabilmente la politica frequenta solo i corridoi dei palazzi del potere e, quindi, ha perso il contatto con la realtà del territorio perché se girasse per le strade ed andasse a vedere cosa succede nei punti di gioco di certo non “distruggerebbe” il lavoro delle imprese che compongono questo settore. Oppure, addirittura, il significato del termine “lavoro” per l’attuale politica ha un senso diverso da quello usuale e consolidato che si dà propriamente al mondo del lavoro e che per taluni risulta sembra essere onestamente sconosciuto? Ma non si comprende davvero il motivo per il quale le agenzie di scommesse sportive possano riaprire i battenti mentre le sale bingo, quelle slot e Vlt e gli altri giochi in generale non hanno questo immenso privilegio.
É ovvio, quindi, che le varie associazioni di categoria siano sul piede di guerra perché il periodo di lockdown è già stato sin troppo lungo ed allungarlo ancora, seppur di qualche giorno, non appare una cosa giusta per gli addetti ai lavori che vivono in una situazione estremamente precaria. Non bisogna dimenticare che questo sta rischiando di mettere sulla strada un numero considerevole di lavoratori ed almeno l’occupazione dovrebbe essere argomento che l’Esecutivo dovrebbe tenere in alta considerazione. Come non appare una cosa giusta che tale ordinanza faccia passare all’opinione pubblica il principio che le sale bingo non siano luoghi sicuri in cui ci si può incontrare, socializzare e divertire: le attività sono tutte pronte a riaprire con i criteri di tutela della salute e di questo si dovrebbe parlare. Anche il gioco può riaprire come tutte le altre attività che lentamente si stanno riappropriando delle loro normalità aziendali, ma seguendo responsabilmente i principi di sicurezza.
Per quale motivo proprio le “riserve di Stato”, le attività di gioco pubblico devono essere trattate in questo modo, dopo che sono state discriminate in relazione alla chiusura che è durata senz’altro più del necessario e senz’altro di più di quella di altre attività addirittura più a rischio del gioco? É fin troppo evidente, quindi, che i concessionari di Stato siano “imbestialiti” per questo ulteriore slittamento, poco o tanto che sia, che non appare affatto giusto perché oggi perdere anche una decina di giorni vuol dire tanto in proporzione agli introiti, ma anche per ciò che potrebbe significare la visione della riapertura delle attività. Insomma, l’ordinanza del Governatore del Lazio per il prolungamento della chiusura delle sale da gioco non può passare assolutamente inosservata e non subire un attacco “violento” da parte del settore: il che comporta manifestazioni di protesta di tutti i lavoratori del settore ludico.
E non solo, la discriminazione che si esterna in tale ordinanza non può non lasciare strascichi a livello di politica locale perché c’è anche chi il gioco, come mondo ed insieme di lavoro, lo difende per quello che riesce a produrre sia come risorse economiche che occupazionali. Sono cose delle quali non ci si può dimenticare quando fa comodo o per paura di perdere consensi per le future elezioni: purtroppo, sembra che sul gioco pubblico si speculi sempre e comunque e che non si tenga conto della realtà di questo settore e della complessità del suo mondo. Ma non si tiene oltre tutto neppure conto che rappresenta la legalità e che se i punti legali non aprono, od addirittura al paradosso vengono fatti chiudere a causa delle varie imposizioni dei distanziometri e delle fasce orarie, irrimediabilmente si lasciano spazi aperti destinati e disponibili per l’illegalità e per la criminalità organizzata. Se non si pensa almeno a questo è davvero la fine di qualsiasi concetto di sicurezza per il territorio e di tutela per i cittadini.
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